Nel mese di maggio, tanti campi italiani, vocati anche alla coltivazione della patata, sono stati coinvolti da precipitazioni anomale che hanno comportato allagamenti e alluvioni. Questi gravi eventi hanno condizionato negativamente i cicli colturali e le produzioni talvolta fino a distruggerle totalmente.

https://www.cimafoundation.org/news/le-alluvioni-di-maggio-2023-una-analisi-scientifica/

   Pensando di essere utile, Agripat vuole condividere alcune indicazioni e informazioni per superare questo stato di crisi nei campi.

    Il terreno è stato compattato e destrutturato ed è fondamentale ripristinarne la tessitura per favorire l’aerazione riportando un tenore di sostanza organica vitale che dia sostegno alle prossime coltivazioni.

A tale scopo si suggerisce:

  •  di effettuare lavorazioni ad una doppia profondità rispetto allo strato degli eventuali sedimenti riportati dalle acque. Le azioni, dalle piccole alle maggiori lavorazioni, devono tendere all’ossigenazione del suolo, consigliando di evitare mezzi meccanici quali le fresatrici e mezzi con coltelli rotativi;
  • risulterà importante seminare quanto prima delle colture da sovescio, per facilitare l’incremento della sostanza organica, riattivare l’attività microbica e favorire l’arieggiamento del suolo;
  • nel periodo estivo, si suggerisce di seminare colture leguminose che potrebbero essere interrate in autunno. In alternativa, si potrebbe far seguire una graminacea o una brassicacea per il periodo invernale e poi riprendere il normale ciclo di coltivazione in primavera (in epoca non troppo precoce).

  Si consiglia un’analisi del terreno per poter meglio conoscere la reale disponibilità nutrizionale. Il risultato dovrà essere correlato alle precipitazioni e questo indicherebbe l’indice di dilavamento della sostanza organica.

Un esempio di quello che è accaduto nel mese di maggio in Emilia Romagna è di seguito riportato nel grafico:



Di seguito il grafico delle precipitazioni dei primi 15 giorni di Maggio cadute in Veneto:

https://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/agrometeo/file-e-allegati/bollettino-mese/2023/maggio-2023.pdf/@@download/file#:~:text=Nel%20corso%20del%20mese%20le,la%20seconda%20e%20la%20terza.

Riportiamo il grafico anche delle piogge cadute nel mese di maggio in Abruzzo:

https://www.regione.abruzzo.it/system/files/agricoltura/agrometereologia/report-meteorologico-maggio-2023.pdf

Il 6 giugno 2023 la DIREZIONE GENERALE AGRICOLTURA, CACCIA E PESCA della Regione Emilia Romagna ha deliberato che, per quanto riguarda le successioni colturali, nelle aree in corso di delimitazione per la emergenza alluvioni/frane provocate dalle piogge di maggio 2023, è ammessa, per il solo 2023, la possibilità di reimpianto/semina/trapianto di seconde colture senza considerare i vincoli di successione colturale previsti dai Disciplinari di produzione integrata. La deroga è giustificata dalla difficoltà ad individuare colture da riseminare o ritrapiantare successivamente alla distruzione o comunque alla impossibilità di proseguire la coltura inizialmente prevista a seguito delle piogge e allagamenti.

    Si parla dunque di rigenerare il terreno e dell’importanza della salute del suolo e chi descrive la vita sotto terra, la definisce come un bazar turco, dove le radici delle piante commerciano con batteri benefici e funghi micorrizici che   scambiano nutrienti come fosforo e azoto contro il carbonio, che è parte della ragione per il sequestro del carbonio del terreno che deve essere ripristinato.

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Dopo il raccolto estivo, le pratiche colturali usuali lasciano il terreno nudo. Questo però, può portare a diversi problemi:

  • L’erosione nociva del vento e dell’acqua provoca la perdita di terriccio ricco di sostanze nutritive;
  • Le malerbe invadono più facilmente il terreno nudo;
  • I raccolti futuri tendono a diminuire drasticamente;
  • Il suolo eroso è costoso da sostituire: in natura possono essere necessari migliaia di anni per ricostituire anche solo un centimetro di sostanza organica;
  • La mancanza di copertura vegetale può aumentare il deflusso dei nutrienti come evidenziato nella foto precedente.

    Sempre più agricoltori si rivolgono alle colture di copertura per contenere alcuni di questi problemi. 

Le cover crops non vengono coltivate per una remunerazione in denaro ma principalmente per migliorare o mantenere la qualità dell’ecosistema.

La coltura di copertura viene in genere lasciata sul terreno, oppure interrata (sovescio). Il sovescio in particolare, in base alle essenze utilizzate, arricchisce il terreno in azoto e sostanza organica (humus), oppure permette un effetto allelopatico e biocida contro nematodi e funghi patogeni. Per quest’ultima attività si consigliano sorgo sudanense, crotolaria o loro miscele estemporanee.

Inoltre, la sostanza organica, che viene interrata nello strato più superficiale del suolo, viene gradualmente trasmessa ai substrati più profondi, garantendo una distribuzione diluita nel tempo degli elementi nutritivi di cui il terreno ha bisogno.

Applicare il sovescio facilita l’evaporazione dell’acqua dal terreno, aiutando così a mantenere il corretto equilibrio idrico e riducendo il bisogno di irrigazione frequente, superandoquello stato del terreno che spesso si sente denominare “arso”, arido.

Le piante da sovescio stabilizzano il terreno con le loro radici, aiutando a prevenire l’erosione causata da piogge intense o venti forti. Inoltre, il sovescio ben gestito può migliorare la struttura del suolo, aumentare la fertilità e ridurre la compattazione, portando a una migliore resa delle colture principali coltivate in seguito.


I benefici delle Cover Crops, pur non fornendo un reddito immediato, ripagano ampiamente l’azienda agricola dei costi ad essa inerenti, sia in termini di maggiori produzioni che di minori spese per la coltura successiva. A lungo termine il beneficio di questa pratica si esprime nell’incremento della fertilità del terreno.
Le Cover Crops rientrano nelle pratiche di “agricoltura conservativa” che vengono sostenute dall’Unione Europea, tanto da usufruire già di aiuti diretti.

Molti tipi di colture di copertura possono aggiungere azoto al suolo tramite la sua fissazione. La loro presenza sopprime le malerbe, aggiunge diversità alle colture in azienda oltre a ridurre la compattazione del suolo attirando insetti benefici.  Il trifoglio ha le caratteristiche sopra descritte.

 La selezione delle specie più efficaci è il primo passo per il successo delle colture di copertura. Decenni di ricerca pubblica e privata, combinati con l’esperienza degli agricoltori hanno portato a vari strumenti di selezione delle colture di copertura. Questi strumenti aiutano gli agricoltori a selezionare tra  più specie di piante quelle più efficaci alla propria condizione. Si possono realizzare miscele personalizzate di diverse specie. Un esempio di semina autunnale, può essere indicata per un ettaro di superficie, da 15 kg veccia, 90 kg di orzo e 70 kg di favino.

Le opzioni di colture di copertura sono generalmente classificate in tre categorie:

1-Leguminose come specie ditrifoglio, pisello e fagioli: aggiungono azoto al terreno. Anche la crotolaria è una leguminosa indicata per i terreni poveri e sabbiosi, meno portata per quelli argillosi, poco drenanti. Si semina entro i primi giorni di settembre. Richiede un clima caldo umido, nei climi temperati vegeta in coltura estiva. E’ un’ottima miglioratrice del terreno e avversa i nematodi. Utilizzabile come mulch vegetale o per essere incorporata nel terreno, fissa una quantità notevole di azoto, circa 140 kg/ha se lasciata crescere per più di 60/70 giorni.
Per il controllo della coltura è sufficiente trinciarla quando il fusto è ancora succulento, a oltre il 30% della fioritura gli steli diventano fibrosi e la soppressione diventa più complessa.

2-Brassiche come senape, rafano e specie di ravanello: i loro profondi sistemi di radici aiutano a ridurre la compattazione del suolo.

Anche la senape può essere utilizzata come coltura di copertura per ridurre la compattazione del suolo e prevenire l’erosione. 

La senape viene identificata come una specie di piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Brassicacee o Crucifere. Nonostante la senape sia originariamente una coltura suscettibile sia al gelo (definibile, in altri termini, geliva) che ai nematodi, il miglioramento genetico ha permesso lo sviluppo di nuove varietà resistenti ai climi avversi e a questi parassiti, dimostrando un effetto nematocida comparabile ad altre coltivazioni, come il rafano. È necessario evidenziare che l’effetto biocida nei confronti dei nematodi non si manifesta in qualsiasi condizione o momento dello sviluppo della senape, ma soltanto in seguito alla sua trinciatura e al suo rapido interramento.

Il TILLAGE RADISH o rafano americano ne è un altro esempio.

E’ caratterizzato da un ciclo rapido di 50-55 giorni circa con semina per il mese di settembre.

E’ una varietà speciale di rafano per la lavorazione in profondità di terreni compatti e il blocco dei dilavamenti. Inconfondibile è la radice a fittone ingrossato estremamente sviluppata con alta capacità di penetrazione (50-60 cm di profondità). Dopo la terminazione della coltura rimangono ampi fori nel suolo per un drenaggio ottimale: essendo una pianta gelifera, con l’arrivo delle gelate invernali, si decompone naturalmente. L’estrema rapidità di sviluppo e le foglie espanse garantiscono una buona capacità di copertura del suolo e competizione con le infestanti.

Da segnalare anche che il rafano è già ampiamente testato con buoni risultati riguardo l’apporto nutritivo e per l’azione bio-fumigante dopo la trinciatura e l’interramento.

Per la Preparazione del terreno è sufficiente una leggera lavorazione superficiale. La semina si effettua con una seminatrice da frumento utilizzando 25 kg/ha di seme, da aprile ad ottobre.

E’ consigliabile distribuire 50 unità di azoto per ettaro in copertura come in tutte le colture da sovescio.

Il diserbo della coltura non si effettua grazie all’effetto competitivo nei confronti delle malerbe.

Irrigazione: eventuale irrigazione di soccorso (30-40 mm) solo nel periodo estivo per affrontare l’emergenza.

3-Graminacee come avena, orzo, segale, frumento, miglio: sono economiche e crescono rapidamente per aiutare a trattenere i nutrienti e proteggere il suolo dall’erosione.

La selezione della giusta coltura di copertura per un’azienda agricola, dipenderà dalla durata della stagione di crescita desiderata.

Tra le colture che apportano grandi quantità di massa organica, dopo la loro trinciatura ed interramento, è sicuramente il sorgo sudanense. Questa è una specie dotata di spiccata attività allelopatica, che permette il controllo dei patogeni del suolo (nematodi, funghi, insetti), incrementando al tempo stesso la fertilità. La profondità di azione delle radici può dare un aiuto all’aerazione del terreno in abbinamento a lavorazioni medie e profonde. E’ una pianta precoce e con rapido sviluppo iniziale con buona capacità di copertura del suolo. Occorre trinciare ed interrare rapidamente le piante con altezza compresa tra 90 e 110 cm di altezza. Questo stadio si ottiene in 35-40 giorni dall’emergenza.

Alle tre macro famiglie descritte si può aggiungere anche la facelia.

La Facelia (famiglia delle Hydrophyllaceae) è una specie molto rustica e adattabile anche a terreni marginali. Possiede un apparato radicale ben sviluppato con grande capacità di assorbimento e trattenuta dei nutrienti (catch crop) ed ha una forte attività di competizione, copertura e contenimento delle infestanti. La Facelia è un’essenza che trova molto spazio nella tecnica del sovescio. Oltre ad aumentare la biodiversità del miscuglio, stimola l’attività degli insetti ed è in grado di produrre elevate quantità di nettare (1150/1200 kg/ha). Quindi risulta estremamente interessante nel mondo dell’apicoltura. La Facelia è la pianta di rottura della rotazione per eccellenza in quanto è neutrale rispetto alle malattie e ai parassiti che colpiscono le colture. Questa varietà può essere seminata nel nord Italia in primavera e al sud Italia sia in autunno che primavera.

Sebbene l’uso delle colture di copertura sia in aumento in altri Paesi, in Italia esistono ostacoli all’adozione diffusa. Alcune delle principali preoccupazioni relative al loro impiego, includono tempi, costi e manodopera extra senza entrate compensative. Una pratica indispensabile e onerosa da sostenere, è rappresentata dall’irrigazione, operazione che si consiglia di svolgere prima della semina per facilitare l’immediata germinazione.  A tale proposito, dopo sollecitazioni da parte di Agripat, anche la Bonifica Renana ha dimostrato molto interesse per queste colture di secondo raccolto, comprendendone l’utilità. Alla luce di quanto accaduto nelle aree alluvionate, questo è un ulteriore riconoscimento importante per i benefici che si possono ottenere con queste attività agronomiche.

Oltre a queste pratiche è importante che si esegua una adeguata concimazione organica di fondo.

E’ proprio quindi conoscendo il terreno che si potrà adottare un efficace apporto di concime organico od organo minerale. La pratica della letamazione negli areali pataticoli del Lazio e del Fucino, anche quest’anno, ha dimostrato la sua vitale importanza per ottenere produzioni soddisfacenti. E’ evidente che in Emilia Romagna questa operazione non è più così percorribile per la scarsa presenza di stalle, ma le concimazioni organiche e organo minerali devono essere pratiche ben conosciute ed eseguite.

La scelta del concime deve tenere conto anche della reale disponibilità degli elementi nutritivi assorbibili dalle piante. A questo scopo, riportiamo la tabella che mette in evidenza i coefficienti di utilizzo dei principali macroelementi resi disponibili con differenti tipologie di prodotti:

TIPI DI CONCIME        AZOTO                  FOSFORO                  POTASSIO

Concime minerale                  40-60%                   10-20%                      30-60%

Org.Min. con torba umificata    60-80%                   30-40%                      65-75%

Org. Min. con pollina umificata 50-70%                   25-35%                      55-65%

Org. Min. di pollina                    40-60%                   10-20%                      30-60%

(cuoio, borlanda)

Tratto da “La concimazione organo minerale: perché di una scelta” A.Benedetti,S.Canali dell’Istituto Sperimentale della Nutrizione delle piante-supplemento a Terra e Vita.

E’ evidente che l’apporto degli elementi con concimi organo minerali renda più efficiente l’assorbimento degli elementi nutrizionali da parte dell’apparato radicale della pianta oltre che apportare preziosa sostanza organica.